Crouch

Una Quercia

Tim Crouch
Una quercia
Traduzione di Luca Scarlini

Versione definitiva giugno 2007

La distinzione tra fatti veri e inventati è una recente acquisizione del pensiero razionale, essa è sconosciuta all’inconscio e assolutamente ignota alle emozioni.
Arthur Koestler

Personaggi
L’ipnotizzatore
Il padre

Indicazioni

Otto sedie, impilate al lato della scena. Uno sgabello da pianoforte al centro. Due microfoni radio. Casse e mixer in scena. L’attore che interpreta il Padre (il secondo attore) può essere uomo o donna. Non ha fatto alcuna prova del suo ruolo e all’inizio entra in scena senza sapere niente dello spettacolo di cui fa parte.
Il secondo interprete ha le cuffie con un walkman o un i-pod connesso a un ricevitore wireless, questo permette all’Ipnotizzatore di parlare all’altro e di istruirlo senza che il pubblico ascolti. Il testo contiene esempi di queste istruzioni, che vengono date solo come linee guida: l’attore che recita l’Ipnotizzatore deve fare molta attenzione a queste istruzioni, assicurando una costante sensazione di sostegno e successo al/la partner.
Alcune sezioni del testo sono preparate su una lavagnetta; a volte il secondo attore e qualche volta l’ipnotizzatore leggono da lì.
Il brano di Bach a cui il testo fa riferimento è l’Aria delle Variazioni Goldberg, in un’esecuzione sbagliata, imperfetta ma ambiziosa, che non termina mai fino alla fine dello spettacolo, quando passa alla prima variazione.
Le parti in grassetto sono intese per essere dette al microfono.

Scena 1
L’ipnotizzatore porta il secondo attore sulla scena, lo/la presenta al pubblico, spiega che questi non ha mai visto né letto niente che concerne lo spettacolo e poi gli passa una pagina del copione. Il secondo interprete legge la parte del Padre.

IPNOTIZZATORE Buonasera.
PADRE Buonasera.
IPNOTIZZATORE Grazie.
PADRE Un piacere.
IPNOTIZZATORE Questo è quello che speri tu!
PADRE Certo!

Pausa.

IPNOTIZZATORE Come ti senti?
PADRE Okay.
IPNOTIZZATORE Nervoso?
PADRE Un po’.
IPNOTIZZATORE Andrà tutto bene.
PADRE Già.
IPNOTIZZATORE Qualche domanda prima di cominciare?
PADRE No.
IPNOTIZZATORE Proprio nessuna?
PADRE Quanto dura lo spettacolo?
IPNOTIZZATORE Spettacolo?
PADRE Una quercia.
IPNOTIZZATORE Poco più di un’ora.
PADRE Okay.
IPNOTIZZATORE Altro?
PADRE No.
IPNOTIZZATORE Basta che dici che ti senti a disagio o confuso e ci fermiamo subito.
PADRE Okay.
IPNOTIZZATORE Bene, molto bene.
L’ipnotizzatore prende il copione del Padre da lui/lei.
Guardami.
Guarda.
Chiedimi quello che sono, dimmi: “cosa sei?”.
PADRE Cosa sei?
IPNOTIZZATORE Un ipnotizzatore.
Guardami. Ho quarantuno anni. Ho la faccia rossa, la testa calva e le spalle ossute. (Deve essere una descrizione accurata dell’attore che interpreta l’ipnotizzatore).
Guarda.
Ho addosso questi vestiti. Ora chiedi chi sei tu, dì: “e io?”.
PADRE E io?
IPNOTIZZATORE Tu sei un padre, ti chiami Andy. Quarantasei anni, un metro e ottanta circa. Hai le labbra screpolate, le unghie sporche, porti un giubbotto spiegazzato di Gore Tex. I pantaloni sono fangosi, mettiamo, come anche le scarpe. Ogni tanto tremi. Non sei rasato. I capelli un po’ grigi. Gli occhi iniettati di sangue.
Grande! Sei proprio bravo!
E tu ti offrirai volontario per il mio spettacolo di ipnotismo. E lo farai perché, accidentalmente ho ucciso tua figlia maggiore investendola e pensi che io abbia la risposta alle tue domande. Io non ti riconoscerò perché, nei tre mesi dall’incidente, sei cambiato. Siamo cambiati tutti e due.
Pausa
Ecco.
Niente di diverso da questo, te lo prometto.
Ora guardiamo chi abbiamo di fronte.. Chiedi chi sono, dì: “ e loro?
PADRE E loro?
IPNOTIZZATORE Sono al piano di sopra in un pub vicino a Oxford Road. Mettiamo che sia oggi, tra un anno.
Mettiamo che siano tutti un po’ sbronzi.
Non ti preoccupare. Loro sono dalla tua parte; è con me che ce l’hanno
Affrontami
Gli parlo io.
(al pubblico) Tra poco chiederò dei volontari, ma non voi, lo domando a gente che sarà nel pub da qui a un anno e quindi non alzatevi.
(al Padre) Ci rivolgiamo a loro.
Okay? Dì di sì.
PADRE Sì.
IPNOTIZZATORE Bene. Cominciamo. Prendiamocela comoda. Non abbiamo fretta. Sediamoci un momento.
L’ipnotizzatore fa cenno al Padre di prendere posto su una sedia tra il pubblico.
In bocca al lupo. Vedrai che sarai grande.
Tre. Due. Uno.

Scena 2
L’ipnotizzatore mette una musica: O fortuna dai Carmina Burana, a volume molto alto. Durante la musica, l’ipnotizzatore dispone le sedie in fila sul palcoscenico, con lo sgabello per pianoforte al centro, L’ipnotizzatore prende il microfono.
O fortuna finisce.

IPNOTIZZATORE
Ladies and gentlemen.
Voglio.
Darvi
Il benvenuto
Io.
Benvenuti a questo…
Al mio ipnotico mondo.
Al mio ipnotico mondo.
Entro un minuto cercherò dei volontari che si uniscano a me su queste poltrone. Volontari con queste caratteristiche…
Ora, quando prima chiedevo ipnotici volun-superstar che si unissero a me, prima una o due cose che voglio dirvi sull’ipnotico sull’ipnosi, sull’ipnosi da teatro, sulle cose che vedrete stasera o meglio meglio meglio proprio su quelle che non vedrete mai in nessuno dei miei spettacoli.
Primo. Non vi mentirò mai. Stasera non vedrete niente di falso falso. Niente di posticcio. Niente inganni, niente attori finti. Ladies and gentlemen la gente che vedrete stasera sulla scena, a parte me, saranno tutti veri volontari.
Tutti i miei spettacoli i miei spettacoli ladies and gentlemen sono completamente puliti. Stasera nessuno rivelerà nessun segreto. Stasera niente niente nessuno rivelerà fantasie sessuali. Niente strip e garantisco niente sesso.
Che schifo, no?
Solo due tipi di persone non possono offrirsi volontarie per essere ipnotizzate. Il primo: chiunque sia mentalmente instabile. Se siete mentalmente instabili per favore non vi presentate per lo spettacolo di stasera. Lo stesso se avete l’asma o la epi…
epilessia, per favore rimanete al vostro posto. Poi, se ci sono signore qui, signore incinte. Se siete in dolce attesa, congratulazioni, ma per favore non vi offrite volontarie per lo spettacolo di stasera. Ci sono anche signore che non sono incinte, ma vorrebbero, beh allora venite da me dopo lo spettacolo che risolviamo.
Ora, tra qualche istante…
Ho dieci sedie. Non rivelerete nessun segreto e non vi toglierete i vestiti, ma a parte questo, può succedere di tutto.
Ladies and gentlemen datemi un pezzo della vostra mente.
Ora faccio un passo indietro e metto una musica, e mentre la musica va, se avete la mente aperta, se sapete stare al gioco, se vi va di farvi una risata e avete più di diciotto anni, allora unitevi a me su una di queste sedie. Faccio un passo indietro. Faccio un passo indietro così potete farvi avanti voi. Metto una musica. Io sono solo l’ipnotizzatore; voi le star dello spettacolo. Dai, datemi un pezzo della vostra mente.
La vostra mente.
La vostra mente.
L’Ipnotizzatore mette una musica da teatro.
La musica.
Nessun volontario.
L’ipnotizzatore dà istruzioni per cui il padre sale in scena e va allo sgabello da pianoforte.
La musica si ferma.
Il suono del traffico che passa.
Ora sei al margine di una strada, non lontano da qui.
Sei e trenta del mattino, sei qui da tre ore. Sei vicino a un lampione e prossimo a un albero.
Sei al cellulare. Dici¨”Marcy, Marcia, non ora tesoro”.
Dici: “Dì a mamma che sono io, tesoro, vuoi?”.
Rombo di un camion.
Dici: “l’alba, tesoro, scusami. Scusami non riuscivo a dormire. L’alba”.
Dici: “sono debole, più debole di te”.
Dici: “è qui, tesoro, è qui, ora sono con lei”.
Comincia a piovere, la tua faccia si colora.
Dici: “alba, alba”.
Dici: “vaffanculo”.
L’ipnotizzatore offre il microfono al padre.
Dì “vaffanculo” al microfono.
PADRE Vaffanculo.
Rombo di un camion.
IPNOTIZZATORE Il telefono è morto. Hai freddo sotto la pioggia. Vicino all’albero.
Tra poco arriva l’alba, ti porterà Marcy. Lei ti dirà che fa un freddo del cazzo. Ti dirà che è un albero, Andy, solo un cazzo di albero.
Il rumore della strada si interrompe quando l’ipnotizzatore rimette la musica a eeffetto. L’ipnotizzatore si rivolge a una sedia vuota.
Signorina, le è già capitato di essere ipnotizzata?
Siedi su quella sedia e dì: “no”.
L’ipnotizzatore passa il suo microfono al padre perché risponda.
PADRE No.
IPNOTIZZATORE Beh, c’è una prima volta per tutto. Come ti chiami, splendore? Dì Amanda.
PADRE Amanda.
IPNOTIZZATORE Un bel nome per una bella ragazza. Non è bella, ladies and gentlemen? Siediti, Amanda, rilassati. Così. Lei signore, come si chiama?
Spostati a questa sedia, dì: Peter.
PADRE Peter.
IPNOTIZZATORE Che bel ragazzo, vero ragazze? Un bocconcino per le signore! Rilassati, Peter, grande.
E lei come si chiama? Muoviti qui, dì Lee.
Lee!
Sei mai stato ipnotizzato, Lee?
Dì: “sì”.
PADRE Sì.
IPNOTIZZATORE Beh, allora sai come funziona, no?
Accomodati su quella sedia.
Come ti chiami, tesoro.
Dì, Jacqui.
PADRE Jacqui.
IPNOTIZZATORE Un po’ nervosa, Jacqui? O forse sei un po’ sbronza!
Non c’è niente per cui essere nervosi. Rilassati e goditi lo spettacolo.
Siediti sullo sgabello.
Dì: “posso dire una parola?”.
PADRE Posso dire una parola?
IPNOTIZZATORE Cane: ecco la parola. Jacqui, lo vedi non c’è proprio niente da innervosirsi.
Accomodati sulla sedia. Sorridi.
Pensavo di essere stato chiaro: nessuno con una malattia mentale. Come ti chiami, amico?
Dì: “Neil”.
PADRE Neil.
IPNOTIZZATORE C’è anche tua moglie, Neil? Sì: “cazzone”.
PADRE Cazzone.
IPNOTIZZATORE Giusto amico, proprio così. Vatti a sedere nella sedia di mezzo. Grazie, Neil, se vuoi torna dai tuoi amici.
L’ipnotizzatore mette di fianco la sedia “di Neil”
Ladies and gentlemen, Neil!
Vi dirò un segreto. Io… io voglio che questo spettacolo vada bene. Ne ho fatto uno l’altra settimana. Tutto perfetto. Tutti ipnotizzati. Tutti facevano quello che dicevo. E poco prima di finire lo spettacolo, sono scivolato fuori scena sul sedere e l’ultima cosa che ho detto prima di atterrare è “cazzo”. Non sono riuscito a sedermi per un mese. Beh, una settimana.
L’ipnotizzatore ferma la musica. Torna il rumore della strada. L’ipnotizzatore parla al Padre in cuffia, inudibile al pubblico. Conto lentamente fino a dieci e voglio che porti le braccia di fronte a te, come se stessi abbracciando un albero. Fantastico, mantieni la posizione. Quando senti la musica, voglio che abbassi lentamente il braccio destro finché non pende e allo stesso tempo voglio che lentamente, lentamente, alzi il braccio sinistro più alto che sia possibile. Puoi prenderti trenta secondi, un tempo lungo. Comincia a muovere il braccio quando parte la musica. Braccio sinistro su, braccio destro giù”.
Il suono della strada si interrompe quando l’ipnotizzatore accende una musica diversa: una musica da trance ipnotica.
Senti, funziona come se un peso ti facesse abbassare la mano destra, voglio che ti immagini che esercito una pressione, voglio dire alla sinistra, la destra ha un peso e alla sinistra attacco un palloncino gonfiato a elio. Allora: lego un palloncino pieno di elio intorno al polso destro, sinistro, sinistro e voglio che ti immagini che il braccio sinistro è sempre più leggero e che comincia a galleggiare. Grande, Shirley. Davvero brava. Sempre più leggero, cinquanta volte più leggero, cinquanta volte più leggero.
Niente peso, Ian? Niente? Nemmeno… grazie, riprendi pure posto nel pubblico.
L’ipnotizzatore rovescia una sedia vuota.
Ladies and gentlemen, Ian.
Le braccia del padre prendono una posizione più estrema.
Occhi chiusi e immagina. Un braccio diventa più pesante e l’altro comincia ad alzarsi. Sempre più leggero. Tutto qui, lasciati andare all’immagine dell’immagine che ti ho dato. Senti il peso del peso e la leggerezza della leggerezza. Cinquanta volte più pesante. Cinquanta volte più pesante.
Bene. Grande. Niente palloncino Jacqui?
Dai, ci divertiamo un po’. Vai pure dai tuoi amici ora. Ladies and gentlemen, Jacqui!
L’ipnotizzatore mette giù un’altra sedia.
Lee, vero? Niente? Se uno non c’è, non c’è. Torna dai tuoi amici, ladies and gentlemen, Lee.
L’ipnotizzatore mette giù un’altra sedia.
Bene e basta. Basta, ok. Smettiamola, apri gli occhi.
Le braccia del padre sono ancora in posizione fissa. L’ipnotizzatore dà queste istruzioni al Padre attraverso l’auricolare. “Bravo, tieni quella posizione. L’ipnotizzatore ti chiederà di mettere giù le braccia, ma invece voglio che tieni quella posizione. Tienila finché non te lo dico. Non ci vorrà molto.
Ho detto basta.
L’ipnotizzatore interrompe la musica da trance ipnotica.
Basta. Metti giù il braccio. Buffo, vero, ladies and gentlemen? Un vero pagliaccio.
Pensi di essere divertente, no? Una serata con i tuoi amici, a sbronzarti, quattro risate. Cazzeggiare. Pensiamo tutti che sia buffo, no? No, ladies and gentlemen?
Dì: “non posso muovere le braccia”.
L’ipnotizzatore prende la risposta del padre con il microfono
PADRE Non posso muovere le braccia.
IPNOTIZZATORE Ma credi che sono nato ieri? Dacci un taglio.
Dì: “scioglimi per favore”.
PADRE Scioglimi per favore.
IPNOTIZZATORE Ma senti questo! Mi vuoi far passare per scemo? Metti giù il braccio-
Dì: “non posso muovermi”.
PADRE Non posso muovermi.
IPNOTIZZATORE Basta con le cazzate, questa parte è finita. Shirley? Peter?
Guardami negli occhi e dimmi: “ti prego aiutami”.
PADRE Ti prego aiutami.
Il rumore della strada. L’ipnotizzatore dà queste istruzioni al padre. “Fantastico… rilassa le braccia. Sei proprio bravo. Prenditi il tempo che vuoi. Divertiti. Voglio che conti silenzioso fino a dieci e poi ti alzi.
“Ora, con i tuoi tempi, distenditi sul pavimento, sulla schiena. Con calma”.
Rombo di un camion.
Mentre l’ipnotizzatore istruisce il padre, mette giù altre tre sedie, finché ne rimangono solo tre, compreso lo sgabello. “Geniale. Ora ti diverti! Per il momento, voglio che tu faccia esattamente quello che dice l’ipnotizzatore, segui le istruzioni.
Riparte la musica ipnotica
IPNOTIZZATORE … su una spiaggia di sabbia dorata.
Bella. Splendida. Piacevole e rilassante.
E ora, ora, voglio che ti alzi dal pavimento e torni alla tua sedia in scena. Tutto qui. Tutti e tre. Vedete, queste sedie non sono le solite sedie, oh no. Sono poltrone della Albert Hall, sei in scena alla Albert Hall. E suonerò una musica diversa e quando inizia, ladies and gentlemen nel pubblico, voglio che vediate un piano. Va bene? Tu suonerai per noi. Fa un cenno con la testa se capisci tutto.
Il Padre annuisce.
L’ipnotizzatore interrompe la musica.
Musica di un piano. L’ipnotizzatore dà queste istruzioni al padre.
“Continua a suonare. Suona il piano e dedicatici sul serio, divertiti. Se ti va chiudi gli occhi. Quando l’ipnotizzatore dice “dormi”, allora devi fermarti; quello è il segnale per te che devi interromperti; quando lo fai abbassa la testa. L’ipnotizzatore mette giù le altre due sedie. “Non vuoi suonare per noi, Shirley? Niente piano, Peter, niente? Se vuoi tornare dal pubblico…”.
Resta solo il padre che suona il piano; il momento dura per un po’.
Ma che fa, ladies and gentlemen? Che fa? Qualcuno te lo ha messo in testa? Cos’è: un trucco, una barzelletta, cosa?
Non convinci nessuno. Non sei credibile. È chiaro che ci provi, vero, ladies and gentlemen? Vogliamo solo dimenticarcene, tornare ai nostri drink. Non è vero, ladies and gentlemen? Sanno che non c’è un pianoforte. Non c’è mai stato. Sfigato. Non ti crediamo. Non sai… non puoi. Basta, BASTA.
E dormi.
L’ipnotizzatore ferma la musica al piano.
Un vero cazzone, no, ladies and gentlemen, Crede di essere una star, il nostro amico, no? Qualcuno lo conosce? Nessuno? Allora ci divertiamo un po’? Vediamo di che stoffa è fatto, impediamogli di cazzeggiare ancora. OK? Tanto sappiamo tutti che finge e basta. Sappiamo che gli sono venute delle idee.
Apri gli occhi.
Stammi a sentire. Conto a partire da tre. E quando arrivo a uno, ti guarderai e ti vedrai a sedere all’aria. Assolutamente nudo, in fronte a tutte le ladies e i gentlemen. Fai cenno con la testa per dire che capisci.

Annuisci.

E non solo, ma quando senti quel suono (una scoreggia), ti convincerai che te la sei fatta addosso. La merda calda che cola nell’incavo delle tue gambe nude. Fai cenno col capo se capisci.

Dovrebbe far ridere, no? No, ladies and gentlemen? Non vediamo l’ora, no?
Tre, due…
L’ipnotizzatore dà delle istruzioni direttamente al padre:
L’ipnotizzatore vuole davvero umiliarsi e ti dice delle cose orribili. Giocaci, ma non devi interpretarle. Il lavoro lo faccio io. Il segnale per smettere è “dormi”. Al “dormi” devi interrompere quello che fai.
…Uno
Musica: una melodia spettrale, clownesca, agitata.
Dai, stai in piedi. Dove sono tutti i tuoi vestiti? Eh? Ci sono delle signore. Un po’ di rispetto. E, guarda il tuo cosino. Gli fa freddo, eh?. Non credo proprio che voglia venire fuori a giocare con noi, che imbarazzo (fa il rumore di una scoreggia) Santo cielo, che succede? Cavolo, che puzza. Non potevi aspettare? Che schifo: lungo le gambe e dappertutto. Come ti senti? Male eh? Penso che ti vuoi scusare con me, vero? E con tutti. Appestare questo posto con la tua cacca puzzolente. Mi sa che non vedi l’ora di chiedere scusa.
Dì: “scusa”,
PADRE Scusa.
IPNOTIZZATORE Più forte.
PADRE Scusa.
IPNOTIZZATORE Dì: “scusa per la mia cacca puzzolente”.
PADRE Scusa per la mia cacca puzzolente.
L’ipnotizzatore schiocca le dita.
IPNOTIZZATORE E la storia della ragazzina? Una ragazzina, vero? Non l’hai vista arrivare? Guidavi e basta, vero? Guidavi e basta. Metti le mani sul volante. Guida. Lo vedi: guidi! Girati verso il pubblico e saluta il pubblico mentre vai via.
L’ipnotizzatore riesce a far sì che il padre mimi l’atto della guida.
Lei non guardava, no? Eccola lì, una ragazzina, eccola. E nella macchina ci sei tu. Te la sei trovata di fronte, no? Attento, guarda dove vai! Stai attento a quella ragazzina. Attento! Ma è morta. L’hai uccisa! Pensa a quel corpicino. Pensa al suo povero papà e alla sua povera mamma. Guidavi e basta, vero? Questo come ti fa sentire? Ora cosa vuoi? Scommetto che vorrestii essere morto. Dillo. Cosa vuoi? Vorresti essere morto. Dillo: “vorrei essere morto”. Dillo.
PADRE Vorrei essere morto.
IPNOTIZZATORE Più forte.
PADRE Vorrei essere morto.
IPNOTIZZATORE Cosa?
PADRE Vorrei essere morto.
IPNOTIZZATORE Continua a guidare, continua a salutare il pubblico con la mano, e continua a dirci che vorresti essere morto, finché non ti dico “dormi”; altrimenti continua, anche quando finisce la musica.
PADRE Vorrei essere morto, vorrei essere morto (ad libitum)
IPNOTIZZATORE Bene. Basta. Stop. Stop. Cazzo basta.
L’ipnotizzatore interrompe la musica clownesca. Il padre continua a guidare una automobile immaginaria e continua a dire: “vorrei essere morto”. L’azione continua.
E dormi.
Cosa fai? Che succede? Perché lo fai? Cosa fai qui? Perché sei qui?
Dì: sono Andrew Smith.
PADRE Sono Andrew Smith
IPNOTIZZATORE Dì: “sono il papà di Claire”.
PADRE Sono il papà di Claire.
IPNOTIZZATORE Dì: “la ragazzina”.
PADRE La ragazzina.
La musica di Bach inizia e poi si interrompe.
IPNOTIZZATORE Gesù. Oh Dio.
Si sente immediatamente dare un’ istruzione che è udibile.
“Ora mi metto in ginocchio. La musica va. Guardatemi”.
L’Ipnotizzatore cade in ginocchio.
Bach parte e si ferma.
Bach riparte. Nel frattempo l’Ipnotizzatore si rimette in piedi e istruisce il padre per la scena seguente.
L’Ipnotizzatore dà le seguenti istruzioni:
Fantastico. Ora prendiamo un altro pezzo di copione.
Leggiamo insieme quando questa musica per piano finisce. Leggerai la parte del padre. Restiamo in piedi. Guardiamoci e leggiamo. Prenditi il tuo tempo.
Bach si interrompe.

Scena 3
L’ipnotizzatore il Padre stanno l’uno a fianco all’altro. Entrambi leggono il copione.

IPNOTIZZATORE Quella sera.. Crepuscolo
PADRE Quella sera. Guardavo Claire che se ne andava, aveva il walkman, uno spartito che spuntava dallo zaino. Cinque minuti per andare a lezione. Crepuscolo.
IPNOTIZZATORE Quella era anche la mia strada. Una festa per i cinquant’anni di qualcuno a una società sportiva. Ho dovuto telefonare e cancellare tutto. Ho detto che c’era stato un incidente, ma senza dare particolari.
PADRE Quella sera. Quella sera ha un colore, un tocco, e un suono. Dawn era tornata. Aspettavamo Claire per cenare insieme. Marcy guardava i Simpson. Blu. Abbiamo aspettato l’ora di cena in blu. Ci siamo pennellati l’un l’altro di grigio ardesia. Abbiamo guardato l’orologio in giallo.
IPNOTIZZATORE Guidavo una Renault Laguna Estate. Un chilometro e sei con un litro. La macchina era buona. I freni erano buoni. ABS. Airbag. Dietro altoparlanti, mixer, microfoni, costumi. I fari alzati. Novembre.
PADRE Il polso era viola. Abbiamo telefonato alla maestra di piano in marrone. Lo stomaco aggrovigliato in verde. Il poliziotto ha seguito la strada in rosso. Lo abbiamo guardato dalla porta in arancione. Alla porta si è tolto il cappello in oro. Bianco, le ginocchia di Dawn sono crollate in bianco.
IPNOTIZZATORE Ecco il punto sulla mappa. Questo è il riferimento della cartografia nazionale. Questo è il segno sulla strada. Queste sono le foglie vicine al cordolo.
PADRE Morte. La morte è entrata a grandi passi in salotto. Ha messo l’elmetto sullo sgabello del pianoforte, ci ha parlato in argento. Poi ha creato in parole due blocchi di cemento neri e li ha lasciati a penzolare nella mia cassa toracica, a premere contro i polmoni. Ci sono ancora Da poco ho chiesto a Dawn se pensava che dovevo andare dal medico a farmeli togliere. “Dov’è il mio uomo?”, ha urlato. “Cazzo, dov’è finito mio marito?”.
IPNOTIZZATORE Ci sono le linee gialle, le linee bianche. Questa è la qualità della luce. Questo è l’albero dalla cima. Questa è la vista da Nord. Questa è la vista da Sud. Questa è la mia mano, che cerca una sigaretta. Per un secondo. Trentasette, trentotto, trentanove. Nel crepuscolo. Quella è la ragazzina con il walkman acceso. Una musica per piano. Va a lezione.
Bach parte e si ferma.
L’ipnotizzatore dà le seguenti istruzioni al padre.
Vado a prendere un altro pezzo del copione. Resta qui. “Torniamo alla fine della scena prima, con me sulle ginocchia. Resta dove eri e cominciamo questa scena quando il piano finisce. Prenditi il tuo tempo, divertiti. Te la cavi davvero bene”.

Scena 4

L’ipnotizzatore si mette in ginocchio.
Bach si ferma.
Il padre legge dal copione.

IPNOTIZZATORE Senti: usciamo. Ti pago da bere. Non sapevo proprio che tu -
PADRE Bere cosa? Che?
IPNOTIZZATORE Senti, questo non è il miglior - Dobbiamo trovare qualcosa di meglio. Aspetta. Ora mi rivolgo al pubblico.
Ladies and gentlemen. Vorrei scusarmi – sarete così gentili da aspettare qualche momento e vi rimborserò i biglietti. Posso, posso solo scusarmi. – Sentite: lo spettacolo è finito. Il bar è aperto.
Senti, fammi dare il mio – possiamo – ho bisogno di.
PADRE Mi spiace.
IPNOTIZZATORE No, no. Colpa mia. Mia – Come vedi, le cose non vanno troppo bene. Sto solo onorando dei vecchi contratti. Non è –
PADRE Devo pulirmi –
IPNOTIZZATORE Cosa? Indica le tue gambe e dì “questo”.
PADRE Questo.
IPNOTIZZATORE Non capisco.
PADRE Mi spiace tanto. Non so che è successo. Ho bisogno di un asciugamano, qualcosa, qualcosa per coprirmi di fronte a tutta questa gente. Non so che è successo. Non è proprio da me.
IPNOTIZZATORE Cosa? Indica le tue gambe e ripeti “Questo”
PADRE Questo.
IPNOTIZZATORE No, non c’è proprio niente. Era solo una suggestione. Non è vero. Non hai –
Hai i tuoi vestiti addosso.
Non hai fatto disastri. Ero io. Io l’ho fatto. Ti ho ipnotizzato. Ti ho manipolato.
Non pensavo – credo che nessuno lo pensasse sul serio – credevo che ci prendessi in giro. La gente lo fa spesso. Non ti ho riconosciuto. Sono passati tre mesi da -
PADRE No, senti, sono sporco. Ho bisogno –
IPNOTIZZATORE No, mi dispiace.
PADRE Sì, senti che odore. Mi faccio schifo. Questo non –
IPNOTIZZATORE Sì. Sì. Giusto. Mi dispiace. Sei nudo e hai le gambe piene di cacca.
PADRE Sì, mi dispiace.
IPNOTIZZATORE Stammi a sentire. Ascoltami. Dai che ti pulisco, su, con questo panno. Questo è quello che serve, no? Dì: “sì”.
PADRE Sì.
IPNOTIZZATORE Presto sarai pulito. Resta fermo e guarda dall’altra parte.
L’ipnotizzatore pulisce la parte posteriore delle gambe delle gambe del padre con un panno immaginario.
Fatto.
PADRE Mi dispiace per la ragazzina.
IPNOTIZZATORE Cosa?
PADRE La ragazzina che ho ucciso. Come si chiamava?
IPNOTIZZATORE Cosa?
PADRE La ragazzina che ho ucciso, hai detto.
IPNOTIZZATORE No, no, era – quello ero io. Tu non hai – Non c’era nessuna ragazzina.
PADRE Sì invece.
IPNOTIZZATORE Sì, c’era, ma tu non c’entri. Io. Sono stato io. Tu non hai fatto niente. Io ho ucciso qualcuno. Lo sai. Ecco perché sei qui. Perché ti sei offerto volontario.
PADRE Mi spiace. Mi volevo godere lo spettacolo. Non volevo rovinarlo.
IPNOTIZZATORE Non l’hai fatto di certo.Da novembre, io –
PADRE Novembre?
IPNOTIZZATORE Dalla morte di tua figlia, non sono – no. Non sono più un grande ipnotizzatore.
PADRE Ho visto il manifesto e ho riconosciuto il tuo nome. Quando ho visto cosa facevi per vivere, mi ha colpito. Ho pensato che forse potevi aiutarmi. Puoi farlo. Ho bisogno d’aiuto. Mia moglie – Dawn – è molto infelice. Mi dispiace così tanto.
IPNOTIZZATORE Va bene. Cose che succedono. Non è colpa tua. Dammi.
L’ipnotizzatore prende il copione al padre.
Ora sei pulito. Guarda, osserva. Pulito. La puzza se ne è andata. Non se ne è andata?
PADRE Sì.
IPNOTIZZATORE Bene. Benissimo. Guardami in faccia. Ora ti metto dei vestiti addosso. Forse non sono del tuo tipo – voglio dire sono solo cose che – ma almeno sei coperto.
L’ipnotizzatore comincia a vestire il padre con abiti immaginari.
Gambe in dentro. Ecco. Bene. Questi sono buoni pantaloni, no? Dì: “sì”.
PADRE Sì.
IPNOTIZZATORE Non esiste nessuna ragazzina che hai ucciso. Nessuna ragazzina. Hai capito? Nessuna ragazzina. Era un gioco. Sono stato stupido; ero arrabbiato. Braccia in fuori. Ecco. Proprio una bella camicia, no? Sì. Dì: “sì”.
PADRE Sì.
IPNOTIZZATORE Il disegno è bello, no? Dì: “sì”.
PADRE Sì.
IPNOTIZZATORE Bene, ora sei completamente vestito. Va meglio? Sì. Dì: “sì”.
PADRE Sì.
L’ipnotizzatore passa il copione al padre.
IPNOTIZZATORE Dà qui. Ora sei pulito e in ordine,
PADRE Sì, sono in ordine.
IPNOTIZZATORE Torna a casa.
PADRE No.
IPNOTIZZATORE Ma -
PADRE Volevo vederti. Volevo parlarti al – dal funerale. Ma non sapevo dove trovarti. Volevo dirti una cosa.
IPNOTIZZATORE Andrew.
PADRE Andy.
IPNOTIZZATORE Andy.. Non c’era niente che io – all’inchiesta. Non è stata colpa mia. Tua figlia ascoltava la musica. Lei non – io
PADRE No, non è questo. Non sono qui perché – volevo – avevo bisogno che tu sapessi. Claire sta bene.
IPNOTIZZATORE Che vuoi dire?
PADRE Sta bene. Voglio dire che è ok.
Cioè l’ho trovata –
Non l’ho trovata.
Solo.
Mi devi aiutare.
Ho fatto qualcosa.
Qualcosa di impossibile.
E non so come.
Un miracolo.
Ma non è una cosa buona.
No.
E non so che fare.
Non so che fare.
Mi aiuti?
Bach parte.
L’ipnotizzatore dà le seguenti istruzioni direttamente al padre. “Ora ti comunico alcune battute dagli auricolari. Resta lì, guarda altrove e recita le battute al pubblico. Cominciamo quando finisce questa musica per piano. Sei bravo.
Bach finisce.

Scena 5
Il brano seguente viene suggerito dall’ipnotizzatore che parla senza essere udito in un microfono, ma le cui parole sono redirette nelle cuffie del padre.
PADRE Ladies and gentlemen.
Dawn è alla camera ardente. Io mi sono rifiutato. Se non altro, in questi primi giorni, Claire si è moltiplicata. È stata clonata! Era fra le linee, dentro i cerchi, intenta a nascondersi negli angoli. Era una serie di incisioni nel tempo, depressioni fisiche, imperfezioni sulla superficie, spazi sotto le sedie, che circondavano matite spuntate dentro secchielli di plastica.
Ladies and gentlemen.
Dawn era cancellata. Si attaccava alle prove materiali. Per lei, Claire era un capello rimasto su una saponetta, fiori attaccati con lo scotch su un lampione. Lei era la fotografia incorniciata sopra il piano. Per me, queste cose erano Claire come potevano essere chiunque altro. Una fotografia come tante altre. Quando io avevo l’originale!
Fate cenno con la testa se capite.
La casa ha cominciato a riempirsi di paura. Dopo l’inchiesta sono comparsi gli impresari di pompe funebri. Dawn e Marcy hanno discusso di quale peluche sarebbe dovuto andare nella bara. Il giorno del funerale ho fatto una passeggiata. Dawn mi ha urlato contro, ma io non avevo nessuno da seppellire.
Fate cenno con la testa se capite.
Sono arrivato alla strada. Avevo bisogno di un abbraccio della mia bambina. Ho guardato un albero. Un albero vicino alla strada. L’ho toccato. E dagli spazi, i vuoti, le depressioni, ho tratto le particelle di Claire e ho cambiato la sostanza fisica dell’albero in quella di mia figlia.
Tre. Due. Uno.
Bach.
L’ipnotizzatore istruisce il padre dalle cuffie: “quando la musica si ferma, ti chiedo se sei ok. Poi mi chiedi un bicchiere d’acqua. Dì: “posso avere un bicchiere d’acqua”.
Bach si ferma.

Scena 6
IPNOTIZZATORE Stai bene?
PADRE Posso avere un bicchier d’acqua?
IPNOTIZZATORE Sì, sì, certo. Scusami tanto. Senti, vado al bar e te lo prendo, ci metto meno di un minuto. Siediti qui.
L’ipnotizzatore fa cenno al padre di sedersi sullo sgabello del pianoforte.
Ci metto trenta secondi, non hai problemi a stare da solo, no? Dì di sì.
PADRE Sì.
L’ipnotizzatore esce di scena per portare un bicchiere d’acqua al padre; è via da non più di trenta secondi, lasciando il padre da solo sul palcoscenico con il pubblico. Il rumore della strada. Si ferma. L’ipnotizzatore torna con un bicchier d’acqua e lo passa al padre.
IPNOTIZZATORE Togliti pure l’auricolare.
L’ipnotizzatore passa al padre un nuovo brano del copione.
Sei proprio bravo.
Come ti senti?
PADRE Bene.
IPNOTIZZATORE Non sei imbarazzato?
PADRE Un po’.
IPNOTIZZATORE Bastava che lo dicessi e interrompevamo.
PADRE Non importa.
IPNOTIZZATORE Ancora nervoso?
PADRE Un po’.
IPNOTIZZATORE Non si vede. Pensavo proprio che all’inizio lottassi per rimanere serio.
PADRE Sì.
IPNOTIZZATORE Quando è stato? Alla scena del pulirsi la cacca? La gente di solito a quel punto comincia a ridacchiare.
PADRE No.
IPNOTIZZATORE Quando allora?
PADRE Quando hai detto Renault Laguna. Un tempo ce l’avevo anch’io.
IPNOTIZZATORE Buffo. E ora che pensi che succederà?
PADRE Non lo so.
IPNOTIZZATORE Qual è il tuo personaggio preferito?
PADRE Nessuno, onestamente.
IPNOTIZZATORE Hai capito la storia?
PADRE Della ragazzina?
IPNOTIZZATORE Direi di sì.
PADRE Ho capito che è morta, o è tutto nella sua mente?
IPNOTIZZATORE La mente di chi?
PADRE La mia, quella del padre.
IPNOTIZZATORE No, lei è morta davvero.
PADRE E tu l’hai uccisa?
IPNOTIZZATORE Indirettamente sì.
PADRE Però non capisco quella parte dell’albero.
IPNOTIZZATORE No.
PADRE Mi dispiace per la moglie.
IPNOTIZZATORE Dawn?
PADRE E l’altra figlia. Quella che guarda i Simpson.
IPNOTIZZATORE Marcia.
PADRE Quanti anni ha?
IPNOTIZZATORE Non so, secondo te?
PADRE Tipo cinque?
IPNOTIZZATORE Cinque è ok, non è un personaggio troppo preciso.
PADRE Sì. La vediamo?
IPNOTIZZATORE Compare sotto forma di sedia.
PADRE Ok, posso fare una domanda sul mio personaggio?
IPNOTIZZATORE Ovvio.
PADRE Cosa fa per vivere?
IPNOTIZZATORE Ho sempre pensato un insegnante.
PADRE Okay. Che materia, arte?
IPNOTIZZATORE Per me matematica o geografia.
PADRE Ah.
IPNOTIZZATORE È importante?
PADRE No.
IPNOTIZZATORE Per te è ok se riprendiamo?
PADRE Certo.
IPNOTIZZATORE Sei proprio bravo, stai facendo veramente bene.
PADRE Anche tu, penso che il testo sia scritto proprio bene.
IPNOTIZZATORE Grazie, torna a sederti tra il pubblico.
PADRE Tra il pubblico?
IPNOTIZZATORE Sì.
PADRE Ma sono andati tutti via.
IPNOTIZZATORE Sì. Lo spettacolo è stato un fiasco; si sono imbarazzati e sono andati via. Ci sono abituato. Non ti preoccupare per me. Gli ultimi tre mesi dall’incidente sono stato… ho perso tutto il talento.
PADRE Mi spiace.
IPNOTIZZATORE Non ho più il voodoo! Devo pensare sul serio a cambiare carriera, ma potrebbe andare peggio, potrei essere morto! Scusa, mi dispiace davvero.
PADRE Va bene. Tanto non si tratta mica di me.
IPNOTIZZATORE Ovvio che no.
PADRE E comunque non è ancora successo.
IPNOTIZZATORE Cosa?
PADRE Hai detto che avverrà a un anno da ora.
IPNOTIZZATORE Sì, certo.
PADRE Mi aiuterai, vero?
IPNOTIZZATORE Non so proprio come -
PADRE Dawn dice che dovrei essere rinchiuso.
IPNOTIZZATORE Non sono un terapeuta.
PADRE Ho pensato al suicidio.
IPNOTIZZATORE Io – Okay?
L’ipnotizzatore fa cenno al padre che si sieda di nuovo tra il pubblico.
Grazie.
Tre. Due. Uno.

Scena 7
La musica ad alto volume; è quella di introduzione del numero dell’ipnotizzatore. Durante la musica, l’ipnotizzatore istruisce il padre dicendogli di andare sul palco e sedersi sullo sgabello da pianoforte. Gli dà un copione e un microfono e gli dà direttamente istruzioni su quello che dovrà fare. L’ipnotizzatore prende un’altra sedia e la mette dietro lo sgabello da pianoforte del padre, dove siederà l’ipnotizzatore, dando le spalle al padre e al pubblico.
La musica si interrompe.
PADRE Dawn. Dawn.
IPNOTIZZATORE Sccc.
PADRE Dawn.
IPNOTIZZATORE Cosa?
PADRE Continui a piangere?
IPNOTIZZATORE Ero appena andato a letto, dormivo.
PADRE Volevo leggerti una cosa.
IPNOTIZZATORE Sveglierai Marcy.
PADRE Così ti rilassi. È un libro che mi hanno lasciato. Non devi fare niente.
IPNOTIZZATORE Non ti sopporto. Dormivo, Andy.
PADRE Ascolta. È un copione, ti aiuta di certo.
IPNOTIZZATORE Per favore.
Il padre legge il testo seguente al microfono. Allo stesso tempo l’ipnotizzatore sarà sempre più sconvolto e agitato, sovrapponendo le parole di Dawn al discorso del padre. Gradualmente la musica “ipnotica” comincia a farsi sentire, dalla stessa direzione da cui provengono Bach e il rumore della strada. Il tutto avviene lentamente.
PADRE Voglio che immagini di stare distesa su una dorata spiaggia di sabbia. Mentre stai al calore del sole, voglio che senti come tutti i muscoli del corpo iniziano a rilassarsi. E la tensione si scioglie.
IPNOTIZZATORE Non lo sopporto.
PADRE I piedi affondano dolcemente nella sabbia calda.
IPNOTIZZATORE Basta, Andy, per favore. Sei impazzito?
PADRE Le caviglie, i polpacci, la parte posteriore delle ginocchia, le cosce, le natiche, l’osso sacro, la schiena, la spina dorsale si lasciano andare, vertebra dopo vertebra, la gabbia toracica, le spalle, la nuca, il collo, la testa.
IPNOTIZZATORE Non si è ancora lasciata andare? Che succede? Presto, perché non ce la faccio. Non lo sopporto. Sono le tre del mattino, Andy e nostra figlia è sepolta in un frigorifero da qualche parte e tu cazzo mi chiedi di rilassarmi le ginocchia.
PADRE Ti lasci andare sempre di più, ti rilassi sempre di più. Tutta la tensione passa dal tuo corpo sulla sabbia dorata. Mentre inspiri e espiri, voglio che diventi ricettiva al pensiero che stai lasciando andare ogni ansia, paura, tristezza, rabbia, dolore o ogni altra sensazione che ti immobilizza.
IPNOTIZZATORE Ti prego non prendertela con me, tesoro, ho bisogno di te. Questo è l’inferno. Se non era per Marcy mi sarei buttata sotto una macchina. Sarei in fondo a un lago, giù da un ponte, sotto un treno, impiccata a una cazzo di trave. Non lo capisci? Dio, oddio. Non lo capisci. Claire se ne è andata. Andy, nonc’è più.
PADRE Ora respiri a ritmo con le onde che gentilmente ti lambiscono i piedi. L’acqua è chiara e spumeggiante. Luccica nel gioco del sole Mentre l’acqua gioca intorno al tuo corpo cominci a fare una connessione consapevole dal tuo cuore a tutto il creato. E, mentre respiri, senti il tuo corpo che si inabissa sempre più nella sabbia, sempre sostenuto dalla terra che è così ricca, abbondante, così assoluta che le sue energie ti possono fornire tutto quello che chiedi.
IPNOTIZZATORE Non mi stai nemmeno a sentire. Cazzo, per te è come una specie di concetto astratto, no? La morte di Claire, tanto per te lei non è mai esistita. Era solo un’idea. L’idea di una figlia, come io sono l’idea di una moglie. E Marcy l’idea di una bambina. Noi per te non esistiamo, vero? Non come carne e sangue. Quindi non hai perso niente, vero? Lei rimane nella tua testa, l’unico posto dove è stata, cazzo. Io ho perso tutto. Cazzo, aiutami.
PADRE Qui inizi a creare l’intenzione di raccogliere le sottili qualità che chiedi in aiuto per il viaggio della tua vita: equilibrio, salute, lucidità, coraggio. Sappi che, mentre l’acqua ti circonda, il tuo corpo va a fondo e viene redento di tutte le perdite, di tutta la negatività. E quando alla fine l’acqua si ritira, ti lascia con la sensazione di essere completamente fresca e rilassata.
La musica da trance si interrompe.
Queste sono istruzioni per un esercizio mentale. Praticatelo tutti i giorni per un’ora. Usate la cautela di rilassarvi alla fine di ogni periodo di esercizio.
Bach. L’ipnotizzatore istruisce il padre.
Bach si ferma.
Hai svegliato Marcy.
IPNOTIZZATORE Devo sbaraccare, caricare la macchina.
L’ipnotizzatore comincia a rimettere le sedie come erano all’inizio: impilate ai lati, con lo sgabello per pianoforte al centro.
Tutta questa roba è mia, gli altoparlanti penso di poterli vendere. Con la Laguna ho già fatto.
PADRE Resto qui? Rimango seduto?
IPNOTIZZATORE Che ne so.
PADRE Ma hai detto che ero bravo.
IPNOTIZZATORE Vero.
PADRE Hai detto che potevo smettere se non mi piaceva più.
IPNOTIZZATORE Era solo per dire, un modo per incoraggiarti.
PADRE Voglio smettere.
IPNOTIZZATORE Stammi a sentire.
È appena uscita. Tutto qui. Ho fatto un giro verso la parte anteriore della macchina. Si sentiva ancora la musica del walkman.
PADRE Sapeva davvero suonare.
IPNOTIZZATORE Certo che sì.
PADRE Mi piaceva ascoltarla, guardarle le dita.
IPNOTIZZATORE Devo andare, Andy. O ci buttano fuori.
PADRE E poi stasera! Non mi è mai riuscito recitare prima di stasera. Non sapevo di essere capace. Ero bravo, no?
IPNOTIZZATORE In piedi, resta in piedi qui.
L’ipnotizzatore colloca il padre in rapporto allo sgabello del pianoforte e prende il copione.
Sottola pioggia, hai freddo.
Tre, due, uno.
Il rumore della strada. L’ipnotizzatore resta lì, con una sedia contro il fianco, come se fosse una bambina di cinque anni.
Torni a casa?
Torna a casa: cazzo si gela.
Dì: “non posso andare via”.
Io dico: “lei qui non c’è”. Tu dici: “non la vedi”.
Io dico: “dove allora? Dov’è? Tu dici: “qui, qui”
Io dico: “Andy, è un albero. Cazzo, è solo un albero”. Tu dici: “no, ti sbagli”.
Io dico: “Tutto bene Marcy, papà non sta bene. Sei congelata, poverina. Andiamo a casa”.
Dico: “Guarda: ha perso sua sorella e cazzo non può perdere anche suo padre”.
Io dico: “dobbiamo tutti affrontare questa cosa. Venire a patti. Uscirne. Vedere le cose per quello che sono”.
Indica lo sgabello per pianoforte.
Dì: “Guarda, Dawn, guarda”.
PADRE Guarda, Dawn, guarda.
IPNOTIZZATORE Dì: “non è più un albero”.
PADRE Non è più un albero.
IPNOTIZZATORE Dì: “è perché non guardi”.
PADRE Non guardi.
IPNOTIZZATORE Dì: “l’ho cambiato in Claire”.
PADRE L’ho cambiato in Claire.
IPNOTIZZATORE Dico: “la nostra bambina è morta, tesoro, è morta”. Io dico: “questo è un albero, io sono tua moglie, questa è tua figlia, questa è una strada. Ecco quel che conta. Questo. Questo, Tim, è ciò di cui ci dobbiamo occupare. Questo”.
Rombo di un camion.
Il rumore della strada finisce.
L’ipnotizzatore fa sedere il padre sulla sedia che rappresentava Marcia e gli passa un pezzo di copione. L’ipnotizzatore allora si siede nel pubblico. Te lo immaginavi così?
PADRE Cosa?
IPNOTIZZATORE Questo.
PADRE Cioè stare in scena?
IPNOTIZZATORE Sì e tutto il resto.
PADRE Non sapevo che aspettarmi.
IPNOTIZZATORE Perché hai detto sì?
PADRE Sembrava interessante.
IPNOTIZZATORE Non pensi sia assurdo?
PADRE Difficile dirlo, quando sei in scena.
IPNOTIZZATORE Ovvio. Hai visto qualche altro mio lavoro?
PADRE No.
Eppure –
Dawn dice che è come se i morti fossero stati due.
Dice che se non mi riprendo alla svelta lei si porta via Marcy.
Quindi devo fare qualcosa.
Penso che sia perché non sono andato all’obitorio.
Se l’avessi vista una ultima volta, se le avessi detto addio.
E quando ho visto il tuo nome sul manifesto.
IPNOTIZZATORE Pensi che ti avrebbe aiutato?
PADRE Dì: “devo preparare le mie cose”.
IPNOTIZZATORE Devo preparare le mie cose.
L’ipnotizzatore spegne il mixer di scena. Siede sullo sgabello del pianoforte, vicino al padre.
Lo sai che non c’era il piano, no?
PADRE Cosa?
IPNOTIZZATORE Prima, non era un pianoforte vero.
PADRE Sì invece. L’ho suonato. Prima l’ho suonato.
IPNOTIZZATORE No. Quello ero solo io che mettevo una musica e dicevo che c’era.
PADRE No, l’ho suonato sul serio.

Scena 8
Musica ad alto volume. O Fortuna dai Carmina Burana.
Mentre la musica va, l’ipnotizzatore dà una serie di istruzioni al padre. O Fortuna finisce. Tutti e due gli attori leggono dal copione, mentre inizia la lettura parte anche Bach.
IPNOTIZZATORE Quando te lo dico, tu sei alla guida. Crepuscolo. Il cielo è viola, blu, arancione, giallo, grigio. A destra l’orlo del mondo diventa nero. Sei in marcia per qualche destinazione; non sei troppo stanco.
Muovi il peso. Muovi il peso ancora.
Uno sguardo allo specchio. Vedi la parte superiore sinistra della tua faccia. Hai quarantuno anni. Guidi nello spazio e nel tempo.
PADRE Quando te lo dico, tu cammini. Crepuscolo. Stai andando da qualche parte. Muovi il peso. Muovi il peso ancora.
Hai dodici anni.
L’aria è gelida. Ascolti la musica. Non sei troppo stanca. Cammini nello spazio e nel tempo.
IPNOTIZZATORE Quando conto fino a tre, ti metti con le spalle al muro. Cerchi una sigaretta, fai cenno con la testa se capisci.
PADRE Quando conto fino a tre sogni l’inverno, una cena e Futurama in tivu. Le guance sono arrossate per il freddo. Fai cenno con la testa se capisci.
IPNOTIZZATORE Quando schiocco le dita, fai uno scarto. Le mani aggrappate al volante, il piede che preme con violenza sul freno.
PADRE Quando schiocco le dita, fai un passo fuori dal cordolo.
IPNOTIZZATORE Quando dico “dormi” c’è una ragazzina. Ha gli occhi spalancati- Quando dico “dormi” ti guarda. Quando dico “dormi”, tutto rallenta.
PADRE Quando dico “dormi” una macchina viene verso di te. Ascolti la musica. Quando dico “dormi” la musica si ferma.
IPNOTIZZATORE Quando dico “dormi” lei alza la mano. Quando dico “dormi”, tu saluti.
PADRE Quando dico dormi, tutto si ferma.
IPNOTIZZATORE Dormi.
PADRE Dormi.
IPNOTIZZATORE Quando apri gli occhi.
PADRE Quando apri gli occhi.
La musica passa infine alla Prima Variazione, fino alla fine del brano.
Buio.
The End