Porpora
Una suite barocca
Cara,
leggo i tuoi sonetti, e vedo te con un abito da sposa.
L’abito da sposa in fiamme, tu fuggi, ma non dalle fiamme, bensì per andare verso altro fuoco: la poesia.
Ero ovunque e sono ovunque.
Quando il vile tagliava la testa a suo fratello, quando i meravigliosi e leggendari eserciti combattevano nella steppa, e quando, per un colpo di sole, il sangue scorreva brillando senza sosta dal bel naso greco di Alessandro Magno: io c’ero.
Il mondo esiste a partire dal mio color di sangue. Chi non vede lo nega, ma io sono ovunque.
Il mio nome è Rosso.
1) Kiss
Ero ovunque e sono ovunque.
Circolazione. Il sistema circolatorio trasporta l’ossigeno dai polmoni alle cellule e agli organi di tutto il corpo. Questi corpuscoli rossi nutrono tessuti che hanno bisogno di ossigeno per svilupparsi. Questa è la circolazione.
Nella trasfusione perfetti estranei vengono uniti da impalpabili coincidenze.
Il sangue circola. Le lettere delle catene di Sant’Antonio circolano. Le monete. La ricchezza attraverso l’eredità. L’umidità circola attraverso l’ecosistema. Circolano le malattie, per via sessuale, virale e così via. Circolano i pianeti. Circolano i libri (Va’, mio piccolo libello!Vola!), circolano le storie, e grazie a loro circolano le idee, opinioni, dubbi e speranze. Circolano i pettegolezzi. La filosofia si diffonde goccia a goccia. Barocco. Non ama le strutture fisse, preferisce le cose di breve durata a quelle eterne, ossessionato dalla morte, sempre legato alla vita. Vive di opposizioni, contraddizioni, impossibilità: felice. Lavora sulla piega, avvolge e riavvolge le pieghe, le spinge all’infinito. Pretende che tutti partecipino con adeguato costume a una festa, festa continua, mobile, fino alla morte. E oltre.
2) Purcell
Ero ovunque e sono ovunque.
Ero sulle bandiere degli eserciti che assediavano le fortezze, sulle tovaglie dei banchetti, sui caftani di velluto degli ambasciatori che baciavano i piedi ai monarchi, e ovunque si dipingeva la spada per quelle storie per cui i bambini vanno matti.
C’era una volta una maga che poteva fare a ogni bambino che nasceva un gran regalo che lo avrebbe accompagnato per tutta la vita, che lo avrebbe aiutato a vivere meglio con gli altri, che ne avrebbe fatto un beniamino di tutti. Cromestesia: cromo vuol dire colore, estesia sensibilità e quindi tu da ora in poi sentirai tutte le parole a colori, le vedrai come in un quadro o al cinema, le farai tue perché riconoscendole dal colore, ne sarai il padrone. Cromestesia, cromestesia, sembra una malattia di quelle incurabili e invece è un dono. Tu vedrai le tonalità di colore: a è blu, i è gialla, e è verde, u è viola e la o, beh, la o è rossa, rosso porpora, brilla, dio come brilla sullo sfondo delle altre.
Mica mi nascondo. Per me, la finezza non si ottiene con la debolezza o la fragilità, ma con la decisione o la forza di volontà. Mi faccio notare. Non ho paura degli altri colori, delle ombre, della folla, o della solitudine. Com’è bello riempire con il mio fuoco vittorioso una superficie che mi attende.
3) Alessandro Scarlatti, Sento nel core
Chi era il pittore del Rosso? Rosso Fiorentino. Medardo Rosso, Cosimo Rosselli.
Ma anche Guido Cagnacci era il pittore del rosso. Rosso romagnolo.
C’è sempre rosso nei suoi quadri.
Rosso Cagnacci.
Cagnacci deve andare via: come al solito colei che lui ama è di un altro.
Le suore del convento di San Matteo vogliono un quadro. La vocazione di San Matteo.
Basta coi santi. Quando sarà a Vienna solo puttane e regine, imperatrici e baldracche. Cleopatre e Lucrezie.
Basta colla luce. Nero nero pece. Tutto nero. E rosso. Sangue.
Chi se ne importa di San Matteo. Ma Matteo non è un santo è un bastardo, un aguzzino, uno strozzino della peggio specie. Matteo è un esattore delle tasse.
È un servo di Cesare. Date a Cesare quel che è di Cesare. Date a Dio quel che è di Dio.
L’uno comanda sui corpi l’altro comanda sulle anime. Ma anche l’anima è nera.
Sfondo nero. Due uomini. Opposti ma dello stesso colore.
Che strano.
Matteo si stupisce, quest’uomo santo assomiglia a lui, bastardo.
È uomo come lui. Nero come lui. Rosso come lui.
4) Roxy Music, Love is a drug / Romagna / Rtormy Weather
Ero ovunque e sono ovunque.
Sulle albe leggendarie, sui cadaveri e sulle ferite di migliaia, anzi di decine di migliaia di guerrieri, re e innamorati.
Amo stare nei teatri di guerra dove il sangue si apre come un fiore, sul caftano del poeta più bravo mentre uomini e poeti bevono vino e ascoltano musica sui prati, sulle ali degli angeli, sulle labbra delle donne, sulle ferite dei morti e sulle loro teste tagliate che grondano sangue.
In un assolato pomeriggio d’autunno, un bambino si lontano da casa in una foresta.
Improvvisamente davanti a sé uno strano oggetto in movimento che prese per un cane o per un maiale o magari un orso, l’intera radura circostante pullulava di quelle creature. Erano uomini, avanzavano strisciando, usavano solo le mani, le ginocchia, le gambe. Arrivavano a decine, a centinaia, su entrambi i lati, finché l’occhio riusciva a vederli. Agli occhi suoi era uno spettacolo allegro, una farsa: si avvicinò da dietro a una di quelle sagome striscianti e con un movimento agile si mise a cavalcioni. L’uomo cadde sul petto, si rialzò; scaraventò il bambino a terra, poi voltò verso di lui un viso senza mandibola; dall’arcata superiore dei denti alla gola si estendeva un’enorme cavità rossa orlata da brandelli di carne e da schegge di ossa. Il bambino scese il pendio con i suoi orribili compagni. Soldati. L’avanzata raggiungeva il fiume, i più forti o i più fortunati avevano strisciato fino all’acqua, ma la loro forza era una trappola, dopo aver bevuto, non erano riusciti a risalire: erano annegati. L’acqua era soffusa di sfumature rosse e rosse erano anche le molte delle pietre che affioravano in superficie. Sangue. Lasciò i soldati al loro destino, vide divampare le fiamme, si mise a danzare nel grano: poi si stancò e in un attimo giunse la rivelazione: la casa che bruciava era la sua. Corse e corse, si scagliò in una danza frenetica. Nella notte buia era perfettamente visibile un cadavere, illuminato dalla luce dell’incendio, i capelli lunghi erano scarmigliati e incrostati di sangue rappreso: la fronte era stata lacerata e dalla cavità usciva il cervello, che traboccava sulle tempie in una massa grigia e schiumosa, circondata da grappoli di bolle cremisi: l’opera di una granata. Il bambino lanciò delle urla inarticolate, cercò di trarre suoni dalla gola che non rispondeva: era sordomuto. Poi rimase immobile, con le labbra tremanti, a guardare il rudere insanguinato.
5) Gesualdo da Venosa
Sono così contento di essere rosso! Mi brucia dentro, sono forte, so di attirare l’attenzione, lo so che non riuscite a resistermi.
Sono stato steso con i pennelli sui fogli di carta spessa che venivano dall’India o da Bukhara, sotto lo sguardo di apprendisti dai begli occhi, di maestri miniaturisti, ero sui tappeti, sulle decorazioni dei muri, sulle camicie indossate da donne tristi che spiavano la strada dalle finestre socchiuse, sui frutti e sui leggendari melograni di leggendari paesi, sulla bocca di Satana, nella sottile linea dei quadri, sui sinuosi ricami delle tende, sui fiori che il miniaturista faceva solo per sé, per il proprio piacere, appena visibili a occhio nudo,
Guardatemi: com’è bello vivere! Contemplatemi, com’è bello vedere! Vivere è vedere. Io vedo ovunque. La vita comincia con me, tutto torna a me, credetemi.
Cosa vuol dire essere un colore? Il colore è il tocco dell’occhio, la musica dei sordi, un grido nel buio. Dato che sono decine di migliaia di anni che ascolto, di libro in libro, di oggetto in oggetto, quel che dicono le anime, come il ronzio del vento, lasciatemi dire che il mio tocco somiglia a quello degli angeli.
Com’è bello riempire con il mio fuoco vittorioso una superficie che mi attende! Dove mi espando io, gli occhi brillano, le passioni si fortificano, le sopracciglia si alzano, i cuori battono forte.
Io ero ovunque e sono ovunque.
Finché i miei occhi pioveranno pianto
Sopra le ore vissute insieme a te,
e che la voce mia potrà arginare
gemiti e fiati, e un po’ farsi sentire,
fin che la mano tenderà le corde
al caro liuto che di te mi canti,
fin che la mente mia sarà contenta
di non voler comprendere che te,
ancora non desidero morire,
Ma quando sentirò gli occhi riarsi,
la voce rossa e la mia mano inerte,
e che la mente nella via mortale
non può mostrare più segni d’amore,
che il giorno mio più chiaro la Morte oscuri.
6) Frankie goes to Hollywood, The power of love